“Altro da sé”, il mosaico di Laura Carraro. Un ritratto per raccontare ciò che è invisibile agli occhi

Altro da sé

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Qual è il senso del ritratto? Cosa comunica l’artista nel compierlo?

Sono questioni su cui si è interrogata Laura Carraro per realizzare il suo ultimo lavoro “Altro da sé”, un mosaico contemporaneo fatto con marmi, specchio fumé e 63 metri di tubi in silicone e pvc. L’opera è esposta nella galleria EContemporary di Trieste che in questi mesi sta proponendo i lavori di cinque mosaicisti raccolti nella collettiva RiTratti.
Una tematica ampia, scelta per riflettere sulla società contemporanea e le relazioni con il sé e con l’altro.

“Il ritratto contemporaneo non può essere chiuso e incasellato in un’unica identità, in un colore preciso o in una realtà certa”.

“L’umanità di oggi è destinata all’incrocio: di popoli, etnie, culture. Per questo nel mio lavoro ho voluto far emergere la mescolanza, dove l’identità non è data dal colore. È un’identità meticcia in continua evoluzione, che apre infinite possibilità e trasformazioni su una base che è sempre la stessa, l’umano.

Laura Carraro, "Altro da sé", 2014. 100 x 100 cm. Foto Vincenzo Labellarte

Questo concetto ho cercato di esprimerlo attraverso la presenza dei tubi nel mosaico che, grazie alle loro diverse gradazioni di trasparenza, creano dei quadrati di colori diversi, anche se la base è sempre la stessa. La stessa miscela di bianco, nel confronto e nel contrasto con i tubi che le stanno sopra, assume sfumature sempre nuove, sempre differenti”.

“Se il ritratto dipendesse solo dal desiderio di vedersi rappresentati basterebbe una semplice fototessera. La differenza che fa l’artista è di mettere nel ritratto una componente invisibile agli occhi”.

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“Al centro dell’opera c’è uno specchio che non è fatto per specchiarsi – infatti è tagliato ed è color fumé –, ma chi ci si trova difronte può comunque riconoscersi. Attorno, con tubi in silicone e pvc, ho tracciato i quadrati che restituiscono un effetto di trasparenza, con i quali invito l’occhio a guardare attorno allo specchio, a quello che è altro da sé. Di diverse grandezze, i quadrati sembrano uno dentro all’altro, ma ce n’è uno che esce fuori.
Penso che il ritratto contemporaneo non possa essere chiuso e incasellato in un’unica identità, in un colore preciso o in una realtà certa”.

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I tubi e le superfici

“Il lavoro si colloca sempre nel mio percorso di ricerca sulle superfici. Però, a differenza degli altri mosaici dove i tubi si fanno protagonisti attraverso un punto di sfogo,  in questo lavoro è come se fossero al servizio dell’opera. Attraverso di loro creo un effetto, ragiono sulla trasparenza e sul colore”.

LE OPERE DI LAURA CARRARO E MOHAMED CHABARIK RESTERANNO ESPOSTE ALLA GALLERIA ECONTEMPORARY DI TRIESTE, IN VIA CRISPI 28, FINO AL 28 FEBBRAIO 2015.

[Intervista a cura di Laura Pizzini]