A viso aperto – Mohamed Chabarik
5 storie, 10 foto. Vi raccontiamo così “A viso aperto”, mostra di Mohamed Chabarik .
Presentate in occasione della 14esima edizione del festival culturale Vicino/Lontano, le opere partono dal vissuto personale dell’artista tra Aleppo e il Friuli, e svelano emozioni e scombussolamenti di un singolo individuo, assurgendo a metafora degli equilibri/squilibri globali.
Lo stesso volto declinato in cinque sculture multimateriche fatte di trame, mosaico, calligrafia.
La mostra si è tenuta alla Galleria temporanea “Mosaico Di”, via Ginnasio Vecchio 3, Udine. 5 maggio – 1 giugno 2018.

Inaugurazione. Galleria Mosaico Di, Udine, 5 maggio 2018
EMIGRARE SENZA INTEGRARSI È COME VIAGGIARE DENTRO A UNA VALIGIA
cemento, smalti, grafite – 125 x 80 cm ca.- 2018
…e poi mi disse: ma tu in che lingua pensi?
Io lì per lì non seppi cosa rispondere. Non ci avevo mai riflettuto prima, ma nelle ore successive a quel dialogo prestai particolare attenzione alle parole che dicevo, tanto che dovetti sembrare un po’ impacciato nelle conversazioni (cosa che, a dir la verità, mi succede piuttosto di rado). Visualizzavo il mio volto come visto dall’esterno, di fronte a me. E notai che c’erano due flussi, di diversa ma uguale importanza.
Pensai che se la mia prima lingua è imprescindibile dalla mia mente, la capacità e la volontà d’integrazione passano dalla bocca.

EMIGRARE SENZA INTEGRARSI È COME VIAGGIARE DENTRO A UNA VALIGIA, dettaglio.

EMIGRARE SENZA INTEGRARSI È COME VIAGGIARE DENTRO A UNA VALIGIA, dettaglio
E TU, DI CHE METALLO SEI?
Cemento alleggerito , rame – 120 x 80 cm ca. – 2018
Parlando della qualità d’animo di qualcuno, spesso lo zio Alì chiedeva: “Ma di che metallo è?” (un modo di dire frequente ad Aleppo).
Non c’era una risposta concreta, si rispondeva “il suo è un buon metallo” oppure “scadente”.
E così da piccolo immaginavo che Dio modellasse le persone dapprima in metallo, come delle statuine, per poi trasformarle in carne e ossa. Lo vedevo seduto tra diversi contenitori di metallo, proprio come quei battirame che in un angolo preciso del suq battevano con i martelletti tutto il giorno. Era un suono piacevole che aveva qualcosa di ancestrale.
Il rame di per sé non è di certo un metallo prezioso. Malleabile ma sensibile, tanto da diventare schizzinoso. Però è di facile ripristino, trasmette il calore velocemente, ha un odore inconfondibile. Quando invecchia si ossida e diventa più bello.
E tu, di che metallo sei?

E TU, DI CHE METALLO SEI?

E TU, DI CHE METALLO SEI? dettaglio
FUGA
cemento – 100 x 90 cm ca. – 2018
È stato quasi un miracolo aver ottenuto il visto per l’Italia prima dell’11 settembre. In quel giorno il mio amico Sami mi chiese quando partivo.
“Non so, faccio con calma, vendo i miei ultimi strumenti, faccio…”
E Sami mi interruppe: “Compra un biglietto e vai via! Non si sa mai che sia colpa nostra!”
Mi convinse subito e così fu.
Quel 17 settembre 2001, appena decollato, l’aereo fece un giro panoramico molto basso sorvolando Aleppo. Avevo le idee abbastanza chiare su quello che volevo per il futuro, ma fu in quell’istante che ebbi la certezza che non sarei più tornato nella mia città, almeno non per viverci.
Per mia fortuna la mia “fuga” fu relativamente semplice, pensando alle storie attuali dei miei compaesani. Quella volta non c’era certo la guerra. La mia voglia di andarmene era più che altro per fuggire a delle dinamiche sociali che non mi andavano e, come tanti coetanei, sognavo semplicemente una vita diversa.
Quella veduta aerea però è un ordito che rimane nei miei occhi.

FUGA

FUGA, dettaglio
RELAZIONE
poliuretanica, cemento, gessetti – 125 x 80 cm – 2018
Lavorando nello stesso posto si scambiavano continuamente chiacchiere, opinioni e idee.
Così, parlando, Giò (il fotografo Giovanni Chiarot) mi disse: “Se dovessi fare un mosaico con te, mi piacerebbe farlo con i gessi, quelli da lavagna. Così quando le persone lo toccano portano via con loro un po’ dell’opera stessa, e ne cambiano la forma”.
È un po’ come noi, si dà e si riceve. Siamo plasmati dai nostri incontri.

RELAZIONE, dettaglio

RELAZIONE
NON HO LINEE DEFINITE
Cemento alleggerito , smalti – 130 x 80 cm ca. – 2018
Non per eccesso di narcisismo, ma perché pensavo fosse l’unico territorio che conoscevo bene, in questa mostra ho voluto parlare di me, mettermi in gioco, usarmi come metafora.
Ciò mi ha spinto a riflettere, osservare, trascrivere e scavare in me stesso. È così che, scavando, mi è apparsa sempre più nitida la verità: ho ancora tutto da imparare, sul mondo, ma soprattutto su me stesso.

NON HO LINEE DEFINITE

NON HO LINEE DEFINITE